Le uova delle galline felici

Volevo verificare la storia delle uova da galline felici,  ho dato perciò un’occhiata in giro per il web ed ho trovato un bel pò di documentazione….
Codice uovaCominciamo dall’etichetta,  fatto salvo che questo che vi racconto non vale per chi fortunato, ha a disposizione una cascina dove potersi rifornire di uova fresche di galline razzolanti , situazione  preclusa per chi sta in grandi centri urbani  dove il pollaio lo troviamo nello scaffale di un supermercato…..appunto a questo mi riferisco, nelle confezioni di uova leggiamo delle sigle che hanno un significato, eccolo: l’etichetta indica la  categoria (A per le uova fresche, destinate al consumo diretto), data di consumo preferibile, provenienza, sistema di allevamento e così via. La prima cifra del codice stampato sul guscio indica se si tratta di uova da allevamento biologico (0), all’aperto (1), a terra (2) o in gabbia (3); da quest’ultimo tipo proviene circa l’85% delle uova consumate in Italia.
Da cosa dipende la qualità di un uovo?
Oltre all’alimentazione, sembra che conti  soprattutto il benessere dell’animale, sembra che le differenze si sentono e si vedono: il diverso contenuto proteico e la vita sana dell’animale danno consistenze del tutto diverse a tuorlo e albume, non si avvertono odori spiacevoli spesso associati a questo prodotto, la digeribilità è superiore, le uova montano più facilmente e gli impasti risultano più elastici.

Se negli allevamenti intensivi  le galline ovaiole sono riempite di antibiotici e altri farmaci che servono non solo contro le malattie ma anche a favorire l’accrescimento e a ottenere uova dal guscio più resistente, troviamo però chi punta sull’uovo come prodotto di qualità, sentite cosa ho trovato:

Paolo-Parisi-uova

Paolo Parisi

Paolo Parisi, allevatore e produttore di carni e salumi che ha raggiunto il suo maggior successo proprio grazie alle uova delle galline Livornesi allevate tra l’azienda di Usigliano (Le Macchie) e Bolgheri, il Parisi,  o meglio il figlio Filippo che oggi segue l’allevamento di circa 3000 galline dà latte di capra munto ogni mattina, a chi gli dice che questa è pura follia lui risponde che anche se …..”vuol dire fare due lavori per il risultato di uno solo, pastori e contadini sanno di cosa parlo…” i risultati sono le sue “superuova”, apprezzate anche dai grandi chef , uova pare buonissime, leggere e con un gusto quasi dolce, richieste in ascesa  da 19 anni a questa parte, costano in pratica il doppio di un uovo normale ma  gli chef dicono che la differenza si sente…….. Per approfondire leggi l’articolo sulla stampa     Visita anche il suo sito

 

uova di selvaVeniamo alle uova del bosco della Valtellina, dove dal  2013 Massimo Rapella decide di allevare galline ovaiole – oggi circa 1100 – di razze Lohman, Livornese e Marans esattamente l’allevamento è  nella valle del Bitto. L’azienda si chiama Uovo di Selva : 1 ettaro di bosco di castagni a 600 mslm, questo lo spazio in cui le galline sono libere di razzolare scavando buche per fare i “bagni di sole e di terra” – fondamentali per tenere lontani i parassiti e trovare vermi che integrano l’alimentazione a base di castagne, granaglie e frutta e verdura bio – ma pure di arrampicarsi sugli alberi, rientrando al chiuso solo di notte per ripararsi dai predatori. Le uova le depongono nelle ceppaie e tocca andare a raccoglierle ogni giorno anche con la neve. Quasi un resort per galline, scherza Rapella: «I prati verdi sono belli ma è il bosco l’habitat ideale per la gallina. Certo le ovaiole sono frutto di selezione altrimenti farebbero le uova solo in primavera, ma questo è quanto di più vicino al concetto di uovo “buono, pulito e giusto”». Che vuol dire anche no a emissioni e imballaggi superflui, vendita solo a privati con consegna entro le 24 ore ristretta a Milano e la Brianza. Il risultato (a detta dei clienti, specifica Massimo) sono uova buone, leggere e digeribili, sempre freschissime e con un tuorlo talmente “consistente” da poterlo impanare da crudo e poi friggere, senza romperlo… Per ulteriori informazioni visita il suo sito e il video

 

Silvia Bambagini OlivaSilvia Bambagini Oliva ha lasciato Roma e il lavoro da montatrice per tornarsene a Massa d’Albe, paesino a poca distanza da Avezzano, e mettere su l’azienda agricola Silvia O.  piccolo allevamento sperimentale di galline di razza Livornese (circa 650) nutrite con aggiunta di semi di canapa (in proporzione del 15% uniti a granturco, crusca e cereali vari, tutti di provenienza locale e bio). L’idea è quella di riprendere sia una coltivazione un tempo diffusa in zona come quella della canapa, sia un tipo di allevamento “all’antica”, rispettoso degli animali, con pollai non troppo grandi e affollati e la possibilità di razzolare in un ampio terreno esterno. Le uova delle sue galline sono più grandi della media, hanno un maggior contenuto di acidi grassi polinsaturi e meno colesterolo nel tuorlo. L’albume ha una consistenza fluida che con la cottura si “gonfia” restando soffice: basta fare un uovo al tegamino per rendersene conto. Se vuoi approfondire guarda il servizio di “Linea Verde Rai”

 

Gallina livorneseA Olevano,  Romano Giorgio Marra – ex dirigente d’azienda che è tornato a curare i terreni di famiglia nel 2010 – ha creato Orticolti: oltre all’orto biologico, un piccolo allevamento di galline Livornesi allo stato semi-brado. Massimo 250 animali, nessun ritmo veglia-sonno indotto con luci artificiali, piccoli ricoveri in metallo (più facili da controllare e disinfestare) in cui le galline sono libere di ripararsi se e quando vogliono, nessun mangime ovaiolo ma un mix di semi interi – mais, girasole, sorgo o riso non OGM, più gusci d’ostrica per garantire l’apporto di calcio necessario a creare il guscio – e un letto di sabbia e cenere dove gli animali possono spulciarsi da soli, nessun tipo di chimica. Le uova, Giorgio le va a cercare ogni giorno tra gli alberi dove razzolano le galline; se non è sicuro che siano state deposte da poco le scarta, e le sue uova le vende solo a chi viene a prendersele in azienda – e a qualche ristoratore della zona come Giovanni Milana di Sora Maria e Arcangelo – “vecchie” al massimo di tre giorni: «Così le può bere anche un bambino».

 

Adesso  si capisce che questi che ho citato sono esempi davvero virtuosi  e perfino un pò esagerati, però diciamo che ancora una volta è la domanda che può influenzare l’offerta , certo l’ingordigia umana è grande , e non parlo di  golosità legata al cibo, ma insomma dobbiamo sperare che  puntare sulla qualità premi progressivamente quanto  badare alla quantità..

A cura di Rita Cavalca

 

Per informazioni sulle uova leggi questo articolo

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