Alimentazione e cancro. Un viaggio nel mondo delle terapie oncologiche alternative
Un Viaggio nel Mondo delle Terapie Oncologiche Alternative
Il cancro, al giorno d’oggi, più che una patologia è ormai considerata una vera e propria epidemia, definita la malattia del secolo, ha visto molti medici impegnati in prima linea alla ricerca di soluzioni possibili e tra questi, si annoverano anche medici e ricercatori che praticano discipline mediche alternative, omeopati, naturalisti, ecc , persone che hanno sovente dedicato la loro vita per cercare una cura , volta al superamento della malattia .
Malgrado l’impegno profuso, l’incidenza dei tumori nel mondo registra un inesorabile aumento, ed è evidente che il suo incremento risulta essere legato se non collegato direttamente, a fattori ambientali scatenanti e allo stile di vita condotto. Nel 2012, si stima che si siano ammalate di una forma tumorale 14,1 milioni di persone , mentre 8,2 milioni sono morti a causa della malattia stessa.
Le ricerche sono proiettate più sulla cure e non sulle cause e le previsioni non sono affatto rassicuranti. Nel 2025 si stima che ci saranno ben 20 milioni di malati di tumore!
In Italia vengono diagnosticati 1000 casi di tumore al giorno, e di questi 365.000 casi annui, circa 170.000 perdono la vita . La sopravvivenza media , a cinque anni dalla diagnosi , è del 57% fra gli uomini e del 63% fra le donne. I numeri del cancro del 2016
I costi sono vertiginosi. Nell’Unione europea si spendono ogni anno 124 miliardi di Euro per coprire le spese legate ai tumori. A fare i calcoli, in modo estremamente dettagliato per la prima volta, è uno studio condotto dal team britannico diretto da Ramon Luengo-Fernandez dell’Università di Oxford che ha quantificato sia i costi diretti (come terapie, cure ospedaliere e farmaci) sia quelli indiretti (sostenuti per lo più dai pazienti) sia la perdita di produttività legata alla malattia che incide sull’economia di ciascun Paese (includendo, ad esempio, la mortalità precoce o la perdita di giornate lavorative sia per i malati che per chi li assiste)
Dottor Piero Mozzi – Dieta gruppo sanguigno
Mozzi ha espresso più volte, nel corso di incontri ed interviste, la sua convinzione che la Medicina sia più impegnata a cercare le cure piuttosto che le cause dei tumori, ma così facendo sarà sempre una rincorsa e mai una vera vittoria sulla malattia.
In questa rincorsa senza respiro alle cure , sembra che pochi si interessino di indagare quali siano le cause dei tumori, come se la malattia fosse inevitabile, Mozzi afferma che una scorretta alimentazione finisce per “ presentare il conto finale” dopo anni passati ad insultare il sistema immunitario, convinto che nella genesi del tumore “….salta un meccanismo di controllo , e può avere inizio la patologia….è la ricerca del così detto “primum moves”, la causa primitiva, quella che può scatenare tutto…” .
La sua esperienza si è infatti sviluppata nella constatazione di come molti pazienti affetti da tumore abbiano avuto reali benefici e risultati eliminando gli alimenti che secondo lui, ne sono stati la causa, e che attraverso un’ alimentazione corretta rispettosa del Gruppo sanguigno di appartenenza, si metta il nostro sistema immunitario nelle condizioni di difendersi.
La sua lunga esperienza di osservazione gli ha dato modo di constatare ad esempio come molti malati di tumore ai polmoni siano forti consumatori di cereali (pane, pasta, pizze, riso, dolci…) piuttosto che fumatori, condizione considerata dalla Medicina ufficiale causa scatenante per elezione .
In un programma televisivo Mozzi invitava i ricercatori di andare ad indagare in quali popoli ci fosse una maggiore incidenza di tumori al seno e alla prostata, certo che avrebbero scoperto i numeri molto più bassi nelle popolazioni che tradizionalmente non sono consumatori di latte e derivati..
In questo video potete visionare la conferenza che il dottor Mozzi ha dedicato a questa patologia
Renè Caisse – Essiac
Renè Caisse e il suo Essiac sono uno dei casi non solo medici ma umani che hanno sollecitato l’opinione pubblica, in tempi ancora lontani dalla divulgazione mediatica così come è oggi, sull’argomento delle terapie alternative contro il cancro. Come per il caso Di Bella, ma all’inizio del secolo XX, vennero coinvolti mass media, uomini politici, autorità, decine di migliaia di semplici cittadini, furono inoltrate petizioni al governo firmate da migliaia di persone, vennero inscenate furiose battaglie parlamentari, vi furono subdoli attacchi da parte della classe medica, il caso fu fatto oggetto di speculazioni politiche ed elettorali…….
Essiac è un miscuglio d’erbe che l’infermiera Renè Caisse riuscì a recuperare dalla tradizione dei nativi canadesi della tribù degli Ojibway, nei lontani anni ‘20 del secolo scorso , lei lavorava al Sister Providence Hospital di Haileybury ed Essiac , il nome della tisana d’erbe, non era che l’anagramma del suo nome, Caisse. La tisana è ancora oggi famosa per le sue proprietà di contrasto e cura di varie patologie degenerative, oltre che per una intrinseca capacità di depurazione dell’organismo e di ristabilimento del metabolismo glicemico.
La formula come abbiamo detto, si dimostrò efficace, sicura e utilizzabile da tutti anche solo a scopo depurativo e preventivo, lo stesso Prof. Charles A. Brusch, che fu medico personale del Presidente Kennedy dice testualmente:….”I risultati da noi conseguiti su migliaia di pazienti di etnie, sessi ed età diversi, affetti da ogni tipo di cancro, dimostrano, al di là di ogni dubbio, che Essiac é una terapia contro il cancro….”
L’Essiac contiene proprietà di contrasto e cura di varie patologie degenerative.[/caption]
Ancora oggi Essiac fa parlare di sè anche nel nostro paese. Ludovico Guarneri , che vive e lavora in Toscana e ha scritto diversi articoli sulla sua esperienza di malattia, racconta nel libro “La formula Caisse” la storia dell’infermiera, lui stesso ha tratto beneficio dalla tisana Essiac e ne propaganda gli effetti benefici. Per ulteriori informazioni guarda il video
Anche un’altro l’autore italiano Stefano Scoglio ha scritto un libro su questo argomento
Della vicenda di Renè Caisse resta vivida un’immagine su tutte tra i tanti documentari che la riguardano , è quella delle persone che lei ha curato che si danno appuntamento in occasione di uno dei suoi ultimi compleanni e si recano a trovarla, un fiume umano di riconoscenza e affetto e lei che , mentre li abbraccia , se ne ricorda i nomi ..
Padre Romano Zago – Aloe Arborescens
L’Aloe Arborescens deve anche la sua “fama” ad un frate francescano Padre Roman Zago, che dopo aver provato ad utilizzare un frullato di aloe e miele su insegnamento di un confratello Padre Arno Reckziegel, diffonde questa “terapia” facendola conoscere anche in terra Santa, dove Zago viene mandato in missione
Al suo ritorno nel 1995, Padre Zago scrive un libro sugli effetti prodigiosi dell’aloe arborescens “O cancer tem cura” (“Di cancro si può guarire”), con lo scopo di condividere la sua ricetta oltre i confini del Brasile, ricetta che consiste in un frullato di aloe, ricavata da una pianta adulta e cresciuta in pieno sole, miele “vergine” e grappa, un sistema semplice ma obbligatoriamente sottoposto a particolari accorgimenti, ad esempio la produzione in un luogo buoi essendo l’aloe particolarmente deperibile a contatto con la luce……
L’aloe arborescens è solo una tra le numerose specie di aloe esistenti ma indubbiamente la più interessante a livello fitoterapico viste le sue proprietà curative. Il dottor Mozzi consiglia l’aloe a quelli del gruppo A.
L’aloe arborescens è diffusa in tutto il mondo, soprattutto nelle zone costiere, ma è originaria dell’Africa settentrionale. Le proprietà benefiche di questa pianta sono conosciuteda molto tempo, sembra che lo stesso Cristoforo Colombo l’abbia citata negli scritti dedicati ai suoi viaggi.
Questa pianta vanta un’alta concentrazione di principi attivi, le foglie sono composte al 96% di acqua , il suo gel è ricco anche di vitamine, minerali, aminoacidi e altre sostanze dal potere antiossidante, la ricchezza e la sinergia di principi attivi le forniscono doti antinfiammatorie, che si possono sfruttare sia internamente che esternamente, per lenire molte problematiche della pelle.
Internamente ha una forte azione depurativa , protegge il fegato riducendo i depositi di grassi e sembra abbia la capacità di rafforzare le difese dell’organismo anche attraverso la sua azione antibatterica.
Da qualche anno, diciamo contemporaneamente alla “scoperta” di Padre Zago, si parla sempre più insistentemente dell’Aloe come un possibile rimedio per contrastare il cancro, nelle foglie mature è contenuto l’acemanno , un polisaccaride dotato di azione di stimolo e modulazione dell’attività immunitaria, insieme ad una attività antimicrobica e antivirale. Tali proprietà sono state verificate efficacemente su soggetti affetti da AIDS con una remissione dei sintomi molto alta, si parla addirittura del 70%.
Veniamo adesso alle vicende più recenti, intorno al 2000 Teresa Pecere una ricercatrice dell’Università di Padova, fa una scoperta , la capacità dell’aloe-emodina , di inibire la crescita tumorale (su tumori specifici, i neuroectodermici) in cavie. Gli studi in vitro sono incoraggianti , il meccanismo d’azione è legato all’azione degli antrachinoni contenuti nell’aloe, altro fattore positivo è che non sembra esserci un particolare pericolo di tossicità per l’uomo. L’università di Padova brevetta i derivati dell’aloe (in particolare l’emodina) proprio per l’utilizzo in oncologia. Il brevetto viene depositato nel maggio 2001 in collaborazione con una società finanziaria, le spese del mantenimento di questa procedura sono state sostenute dall’università e dall’associazione italiana leucemie, AIL (sez. Veneto).
Nel 2007 l’università blocca però i finanziamenti , il costo per mantenere i brevetti si aggira intorno ai 20 mila euro l’anno e l’Università non ha soldi, mantiene però la convenzione con l’AIL e con un fondo di beneficienza privato e sono loro a coprire i costi del brevetto. Siccome lo Stato latita i cittadini si sostituiscono, grazie a una serie di iniziative il progetto resta in vita soprattutto per iniziativa dell’Associazione Veneta Franco Marcolin.
Esce anche un articolo su Cancer Research, prestigiosa rivista di ricerca, a firma della Pecere, dove si descrive l’innovativa attività antitumorale di AE. “La pubblicazione – dimostra che AE è in grado di colpire preferenzialmente tumori di origine neuroectodermica come il neuroblastoma, malattia rara e tipica dell’età infantile“, spiega la ricercatrice italiana.
Gli studi e gli esperimenti con questa molecola prendono piede, perfino in America. Si scopre che può essere utilizzato anche contro altre tipologie di tumore, come melanoma, carcinoma e altri tipi di tumore al polmone. Insomma un possibile ed imminente successo nella battaglia contro il cancro.
Nel 2015 arriva l’intoppo , al momento della richiesta al Ministero della Salute per avviare la sperimentazione clinica sui pazienti, viene detto che è necessario condurre studi preclinici e produrre il farmaco, si parla di costi elevati per affrontare questo percorso, c’è anche una interrogazione parlamentare, dove si chiedeva il perché del mancato utilizzo della molecola AE, visti i risultati positivi, presso strutture sanitarie pubbliche…
La cosa sembra abbastanza inspiegabile senonchè in un sito web vicino portavoce della Medicina Ufficiale e soprattutto difensore delle cure “convenzionali” contro il tumore si legge che un dato che consiglia di non esagerare con l’entusiasmo nei confronti di questa sostanza è che la stessa potrebbe contrastare direttamente l’effetto “apoptotico” (cioè che induce la morte cellulare) della chemioterapia (in particolare della doxorubicina e del paclitaxel), consentendo alle cellule neoplastiche danneggiate dai farmaci di rigenerarsi, e quindi “…. bisognerà probabilmente aspettare l’isolamento di un derivato dell’aloe da provare sull’uomo quando si avranno sufficienti certezze sulla sua efficacia e sicurezza, cosa che attualmente non esiste…..” .
Max Gerson – Guarire in Cancro con alimenti vegetariani vivi e attivi
Max Gerson è stato un medico tedesco, vissuto nella prima metà del Novecento, ha elaborato una terapia alternativa per il trattamento di una variegata serie di patologie, tra cui i tumori, nel 1945 pubblicò articoli in cui veniva descritto un suo regime dietetico con alto contenuto di potassio e basso contenuto di sodio, privo di grassi e in prevalenza costituito da frutta e verdura , integrato con minerali e vitamine e preparati a base di fegato. Successivamente, al trattamento si aggiunse una soluzione iodica (“Lugol”), estratto di tiroide, soluzione di potassio, pancreatina e vitamina C.
Ancora oggi l’aspetto più controverso, ridicolizzato, meno capito e più rivoluzionario della complessa terapia alimentare del Dottor Max Gerson rimane proprio questo trattamento, il clistere al caffè che , soprattutto nelle società anglosassoni con la loro componente fortemente puritana, resta un metodo regolarmente condannato, anche in Italia l’ignoranza o la malafede hanno recentemente portato gli oncologi ortodossi ad una posizione di scherno a proposito di un trattamento efficace e completamente non nocivo .
Dopo la morte di Gerson nel 1959 la sua eredità venne raccolta dalla figlia, Charlotte , e dal “Gerson Institute” da lei stessa fondato nel 1978, che pratica e diffonde la “terapia Gerson” in Messico .
Guarda il video di Charlotte Gerson
Gianfranco Valse Pantellini e l’Ascorbato di Potassio
Veniamo in Italia , è il 1947 e un chimico, Gianfranco Valsé Pantellini consiglia ad un amico orafo fiorentino, affetto da un tumore inoperabile allo stomaco, di bere delle limonate con Bicarbonato di Sodio per calmare i forti dolori, in sei mesi l’amico migliora al punto che il tumore non risulta più visibile all’indagine radiografica , parlando con l’amico e rallegrandosi delle sue migliorate condizioni, Pantellini si accorge che le sue indicazioni sono state travisate e che al posto del bicarbonato di Sodio l’amico ha usato bicarbonato di Potassio.
A Pantellini si accende una lampadina, si accorda con dei colleghi medici, per sperimentare diversi composti su alcuni malati di cancro, ormai in fase terminale, che volontariamente si offrono di assumere, per via orale, vari preparati a base di potassio finchè individua nell’Ascorbato (vitamina C) di potassio, i primi riscontri positivi.
Pantellini proseguì le sue ricerche per quarant’anni, scoprendo che l’Ascorbato di potassio trovava applicazione anche in alcune malattie degenerative ed autoimmuni. Continuò a tenere conferenze, partecipò a vari congressi di oncologia, pubblicò le sue scoperte su riviste mediche, curò con successo migliaia di persone. Guarda il video del dottor Pantellini
Secondo Pantellini il cancro nasce da un processo di intossicazione generale, in sostanza da una malfunzione cellulare, che produce successivamente infiammazione nei tessuti e stress ossidativo cellulare, conseguente immunodepressione, e parallelamente alterazione anche del sistema enzimatico per la precedente alterazione della flora batterica, si viene ad alterare l’pH digestivo (e quindi l’organismo risulta ‘ mancante di minerali e vitamine ed in stato di acidosi), in quelle condizioni il corpo è facilmente aggredito da vari parassiti, batteri e funghi (candida) i quali producono a loro volta tossine e provocano ulteriori infiammazioni.
Il cancro in sostanza, secondo il chimico , è una malattia multifattoriale , il medico, il terapeuta o il soggetto stesso devono ripercorrere al’inverso la strada che ha portato il corpo ad ammalarsi, disintossicando e disinfiammando l’organismo ed i tessuti interessati, ripristinando il pH digestivo, normalizzando le digestioni e il conseguente malassorbimento ( sempre presente) per eliminare quei parassiti, batteri e funghi, che hanno proliferato in modo abnorme, per mancanza dei loro antagonisti , in modo da rinforzare il sistema immunitario che risulta essere sempre compromesso in tutti i malati di cancro…
La terapia con l’Ascorbato di Potassio , che è un sale derivato dalla vitamina C e che mostra straordinari effetti contro le patologie degenerative, viene successivamente potenziato con l’introduzione del Ribosio, che rappresenta l’elemento fondamentale per le molecole energetiche e per lo svolgimento delle attività a livello genetico della cellula.
La prima pubblicazione, sulla Rivista di Patologia Medica, risale al 1970, dopo un lunghissimo lavoro su base teorica e sperimentale. Da quel momento, verificata la ragionevolezza della sua ipotesi di lavoro, cioè che l’Ascorbato di Potassio cerca di attaccare la causa della degenerazione cellulare, è iniziata l’attività “pubblica” vera e propria di Pantellini, continuata adesso dalla Fondazione che porta il suo nome. Per ulteriori informazioni sulla fondazione
Il Cancro è un fungo – Dott. Tullio Simoncini
Tullio Simoncini è un brillante medico-chirurgo, diabetologo, endocrinologo, oncologo, laureato in filosofia e con studi interrotti di fisica, attualmente radiato dall’albo , è stato forse troppo “eclettico” per continuare a lavorare all’interno di Strutture sanitarie convenzionali, ha cominciato ad elaborare una sua teoria sulla genesi del cancro , ecco le sue parole …“per me il tumore è un’infezione fungina, come un ascesso solido, che si crea per reazione del sistema immunitario che visualizza aggregati fungini che fanno massa. Non è come i batteri che sono separati tra loro, i funghi partono come cellule e tendono a diventare come animali……”
E prosegue”…..l’unica sostanza al momento efficace è il bicarbonato di sodio perché essendo semplice non si possono adattare, cosa che fanno con qualsiasi altra sostanza complessa…..”
Alla direzione dell’ospedale dove esercitava e dove, grazie alle sue cure, aveva salvato un bambino oncologico in coma irreversibile, quando gli chiesero di attenersi ai protocolli oncologici, Simoncini rispose “Io non ucciderò più nessuno”, e se ne andò via sbattendo le porte in faccia sia ai suoi colleghi che alla direzione ospedaliera.
Nel suo libro “Il Cancro è un fungo”, Simoncini condanna il sistema sanitario e quello farmaceutico, mettendoci acuta precisione e dettagliate prove, forse viene attaccato perché non rappresenta il solito medico “ alternativo” che presenta una non meglio identificata nuova terapia, ma è parte integrante della medicina ufficiale, è un oncologo, diabetologo, endocrinologo, un medico chirurgo, dunque per chi sta dentro l’establishment, un traditore…….
Tra l’altro Simoncini dice la sua anche sull’alimentazione , chi l’ha conosciuto dice di averlo visto rimandare indietro in corsia un piatto di broccoletti, per essere stati ripassati impropriamente in padella, e condannare le pizze alla mozzarella, i fritti, i latticini, il caffè e tutte le cose che fanno parte del “normale “universo culinario, anche ospedaliero.
Ad oggi , al di là di cosa si possa pensare di una molecola così innocua e naturale come il Bicarbonato di Sodio, testimonianze scritte , video, referti ospedalieri mostrano molte guarigioni , malati di cancro di tutte le età, compresi bambini, medici , preti, a chi gli chiede quanti siano lui risponde “…Intorno a 1000. Una volta realizzata la sua idea la sta portando avanti con tenace determinazione, “….sperimentazioni di laboratorio e su animali ne sono state fatte tante: hanno convalidato l’efficacia del bicarbonato.
Qualche mese fa è stata finanziata con 2.000.000 di dollari una sperimentazione clinica per il tumore della mammella all’Università dell’Arizona del dottor Marty Pagel, la ricerca durerà 2 anni, credo che anche se faranno male il protocollo con il bicarbonato, alla fine dei risultati positivi arriveranno……
In effetti il National Institute of Health (NIH) statunitense ha finanziato una ricerca dell’Univeristà dell’Arizona con lo scopo di verificare l’effetto del bicarbonato sul cancro. In particolare i ricercatori si sono accorti che somministrando sui topi piccolissime dosi di bicarbonato si rallenta la crescita tumorale inibendo la metastasi. Malgrado quindi si faccia riferimento al bicarbonato solo come coadiuvante per far agire meglio i farmaci tumorali, qualcosa delle sue teorie sembra comunque essere riconosciuto……
Quindi così come in Italia è stato messo al bando, all’estero viene invitato a Convention internazionali, incontri e conferenze minori, che lo hanno portato dal Texas alla Florida all’Oklahoma, mettendo in moto un sottile meccanismo di passaparola che ha tramutato la derisione, l’offesa e l’umiliazione subita in patria con l’entusiasmo, l’incoraggiamento e il riconoscimento al suo intenso lavoro.
Malgrado i riconoscimenti nel 2012 viene indagato dalla procura di Roma per la morte di un ragazzo di 27 anni malato terminale di un cancro al cervello. Dopo questo avvenimento dai mass media viene fatta una campagna demigratoria nei suoi confronti.
Il regista Massimo Mazzucco gli ha dedicato un’ampio spazio alla fine di questo interessante documentario.
Luigi Di Bella e la Melatonina
Luigi Di Bella lo conosciamo un po’ tutti, la sua terapia consiste in un mix di farmaci, vitamine e somatostatina, un ormone polipeptidico che inibisce i fattori di crescita delle cellule tumorali.
A fronte di una tiepida considerazione dei colleghi, il prof Luigi Di Bella ha avuto dalla sua parte il sostegno delle masse. Tutti gli eventi successivi alla diffusione del metodo sono dipesi dall’opinione pubblica, così schierata con lui da avere ottenuto nel 1998 il via libera alla sperimentazione del metodo, contro i pareri della comunità scientifica, che ha continuato ad essere severa e censoria, una sperimentazione che all’apparenza non ha dato i frutti sperati, ma da un’indagine del PM Raffaele Guariniello ha anche fatto emergere gravi errori nella sua applicazione, come dosi sballate e farmaci scaduti, capaci di costituire gravi irregolarità sul protocollo di origine.
Ci sono voluti parecchi anni, ma alla fine il metodo Di Bella, scomparso nel 2003, è stata riproposta da un team di ricercatori di Firenze che hanno avuto il riconoscimento di validità da Umberto Veronesi il quale ha affermato che “effetti combinati di melatonina, acido trans retinoico e somatostatina incidono sulla proliferazione e la morte delle cellule di cancro al seno”».
Attualmente il figlio Giuseppe Di Bella con un team di ricercatori continuano con successo il lavoro del padre
L’Artemisia Annua
Arriviamo ad un fiore, l’artemisia, o meglio l’Artemisia Annua , contenente un principio attivo , l’artemisinina utilizzata come un potente rimedio antimalarico , ora numerosi studi seri ne riconoscono il valore come cura efficace anche nella lotta contro il cancro.
Quando si aggiunge del ferro alle cellule tumorali infettate, l’artemisina attacca selettivamente le cellule “cattive”, e lascia quelle “buone” intatte, in sostanza, capta il ferro che è contenuto nelle cellule cancerogene e le distrugge.
Intorno al 1994, il prof. Henry Lai e il suo assistente, il Prof. Narendra Singh iniziarono ad ipotizzare che l’Artemisia Annua potesse essere efficace anche nella lotta contro il Cancro, in particolare quello che colpisce il seno ( uno studio uscito sulla nuova edizione del Life Sciences descrive come questa sostanza praticamente uccida entro 16 ore tutte le cellule tumorali del seno )
Ecco le parole del Prof. Lai : “si direbbe che non solo funzioni ma lo fa selettivamente”. E aggiunge: “E’ altamente tossico per le cellule tumorali del seno, ma a quelle normali ha solo un effetto negligente.”… “Le cellule cancerose hanno bisogno di molto ferro per replicare il DNA quando si dividono”….. “Come risultato, le cellule cancerogene hanno una maggior concentrazione di ferro, delle cellule normali. Quando cominciammo a comprendere come funzionava l’artemisina, cominciai a chiedermi se potevamo usare quella conoscenza per intervenire sulle cellule cancerose“.
Il Prof Lai inventò un metodo potenziale per iniziare a cercare finanziamenti, ottenendo una sovvenzione dal Breast Cancer Fund in San Francisco. Nel frattempo L’università di Washington brevettò la sua idea.
In realtà l’erba in questione da sola sconfigge il 28% delle cellule cancerogene, è la sua combinazione con il ferro che crea il meccanismo di totale distruzione del tumore.
Amedeo Gioia, è un docente romano, già sottoposto a by pass coronarico che nel 2013 scopre di essere affetto da un tumore prostatico ormai molto diffuso e a cui è stata sconsigliato un intervento di rimozione chirurgica a causa delle patologie cardiovascolari, è la testimonianza vivente di guarigione attraverso la cura a base di artemisia: con l’intento di trovare un qualche cosa che l’aiutasse a sopportare il dolore, con l’aiuto dei suoi figli, iniziò a fare delle ricerche su internet, finisce per scoprire l’Artemisia Annua e lo studio in cui si parla dell’efficacia in vitro dell’artemisinina nell’uccidere le cellule tumorali; non trova però nessuna posologia , si basa quindi sull’intuito, il buon senso e in un certo modo anche sulla fortuna.
Opta per l’estratto idroalcolico di Artemisia Annua , aggiunge del ricostituente a base di ferro per caricare le cellule cancerogene e imposta una dieta vegana senza latte, latticini, uova e carne, introduce legumi, arachidi, frutta secca e molti ortaggi.
Gioia dice di non avere avuto più dolori dopo solo 2 giorni dall’inizio del trattamento, la settimana successiva l’ecografia non rileva tracce di tumore e nel sangue la ricerca dei marcatori tumorali danno esito negativo, anche una TAC non rilevava assolutamente niente, nessuna traccia del tumore.
Nei mesi e negli anni successivi Amedeo Gioia ripete gli esami , sempre con esito negativo, diventando testimonial dell’efficacia dell’artemisia.
L’artemisia annua è stata presa anche in considerazione dal dottor Ivano Ferri Hammamberg, medico, oncologo, omeopata ed omotossicologo ed il Dottor Andrea Passini, dottore in Tecniche di Neurofisiopatologie, in Scienze Farmaceutiche applicate e Tecniche erboristiche, ricercatore scientifico indipendente. Ospiti di Telecolor parlano di terapie oncologiche integrate.
Laetrile, Amigdalina o Vitamina B17
Parliamo adesso della vitamina B17 la cui storia inizia iniziata nel 1830, quando due scienziati francesi, isolano per la prima volta una strana vitamina, a cui viene dato il nome di Amigdalina. Sette anni dopo, due scienziati tedeschi, scoprono che questa strana vitamina, normalmente contenuta in tutti i semi della frutta (ad eccezione degli agrumi) può essere scomposta da uno specifico enzima, e soltanto da esso, in ioni-Cianuro, Benzaldeide e Glucosio.
Viene avviata una sperimentazione medico-oncologica, quindici anni dopo le prime esperienze scientifiche francesi e le successive tedesche viene descritto il primo caso di terapia metabolica con vitamina B17 per la “cura del cancro”, ad opera del medico russo Inosmetzeff, professore presso l’Università di Mosca.
Il medico russo aveva curato tra gli altri una donna di 48 anni, con estese metastasi da cancro ovarico, con 46 grammi di Amigdalina somministrata per 3 mesi; questa donna risultava essere ancora viva dopo 11 anni dalla terapia metabolica con Amigdalina senza che subentrassero effetti collaterali …parliamo del 1837.
Ma fu soltanto più di un secolo dopo, nel 1950, che uno scrupoloso ricercatore americano, Ernest Krebs, iniziò a curare di nuovo il cancro con questa strana vitamina che, dopo averla fatta bollire, evaporare in alcool, e quindi decantare in piccoli cristalli bianchi, ribattezzò “Laetrile”, sinonimo di quella Amigdalina naturalmente contenuta nei semini amari della frutta, con l’unica differenza di una molecola in meno di glucosio.
Con l’uso di tale preparato iniziano le segnalazioni di efficacia nella cura del cancro ad opera di diversi medici che mettono per iscritto metodi e risultati.
Krebs scoprì che il composto reagisce all’enzima Beta-glucosidasi, quest’ultimo è caratteristico di molti tumori, ed è praticamente assente nelle cellule sane; in tale reazione, l’enzima scinde l’innocua vitamina B17 in due potenti veleni: ioni-Cianuro e Benzaldeide, quest’ultimo un potente analgesico.
Queste due sostanze, prodotte in piccole quantità dalle stesse cellule tumorali, si combinano fra loro all’interno stesso delle cellule tumorali, producendo un composto tossico che uccide la cellula stessa in una sorta di pseudo-apoptosi.
Piccole quantità di questo veleno possono risultare quindi ancora attive, dopo la morte della cellula tumorale, e passare in circolo, essendo il tumore, generalmente, ben vascolarizzato in periferia. Viceversa, le cellule sane contengono un altro enzima, la Rodanese, il quale è presente nelle cellule in quantità inversamente proporzionale alla Beta-glucosidasi; se la B17 entra in contatto con le cellule sane, la Rodanese neutralizza gli ioni-Cianuro e ossida la Benzaldeide. I due prodotti di derivazione così ottenuti, il Tiocianato e l’acido benzoico, sono invece addirittura benefici per il nutrimento delle cellule sane; l’eventuale eccesso di tali prodotti secondari viene eliminato per via urinaria.
In tal modo la vitamina B17 o il suo derivato laetrile esercitano un’azione selettiva verso le cellule tumorali, ricche di beta glucosidasi, risparmiando le cellule sane che sono povere di glucosidasi e ricche di rodanese. Mentre la vitamina B17 è presente in natura e non è brevettabile, il laetrile e’ un prodotto della lavorazione della B17 . Contro il laetrile si sviluppò un’intensa campagna ostile e venne in talune nazioni messo al bando anche se come da citazione testuali del Dr Dean Burk: “Quando aggiungiamo laetrile ad una cultura di cancro, al microscopio, premesso che sia presente anche l’enzima glucosidase, possiamo osservare le cellule cancerose che muoiono come le mosche”
Attualmente il trattamento del cancro con vitamina B17 in America è vietato per legge, nonostante ciò, in tutto il mondo, esistono medici che utilizzano questo tipo di vitamina nel trattamento del cancro, spesso abbinandola a una dieta vegetariana del tutto priva di proteine.
In Italia il medico triestino dottor Giuseppe Nacci si è interessato a questo argomento. Medico specializzatosi in medicina nucleare, ha lavorato per importanti “poli” oncologici italiani, prima al San Raffaele di Milano e poi allo IEO, Nacci fa una scoperta, protetta da brevetto, per la diagnosi e terapia dei tumori, come descrive nel suo libro “La terapia dei tumori con Gadolinio 159 in Risonanza Magnetica Nucleare” . E’ un ricercatore , oltre che un Medico e comincia a rendersi conto che le normali terapie dei tumori (radioterapia, ormonoterapia e soprattutto chemioterapia) presentano forti effetti collaterali, così sviluppa lo studio per la cura dei tumori secondo il metodo metabolico Gerson. Tale metodo, seguito con molto successo in parecchie cliniche all’estero, si basa principalmente su un apporto vitaminico fitoterapico accompagnato da un’adeguata dieta. Tutto ciò è ampiamente illustrato nel suo libro “Diventa Medico di Te Stesso” , libro tra l’altro premiato dall’Associazione “Mare Nostrum” di Wildon (Graz) come il miglior libro a tema scientifico dell’anno 2006. Siccome ricerca e scrive , i suoi studi lo portano ad acquisire premi prestigiosi, come il “Sigillo” delle città di Trieste e il “Città di Padova 2008”.
Nonostante l’alto riconoscimento dei suoi studi e il felice esito delle sue cure, nel 2009 l’Ordine dei Medici di Trieste decide però di sospenderlo per 4 mesi perché le sue cure non sono in linea con quelle ufficiali…….
Dott. Maria Rosa Di Fazio – Mangiare bene per sconfiggere il male
E’ l’ultimo esempio di studi alternativi. Nel suo libro diventato un bestseller (otto riedizioni in un anno) “Mangiare bene per sconfiggere il male” Maria Rosa Di Fazio, allieva del Prof Lagarde , Oncologa Responsabile del Centro Medico internazionale SH Health Service di San Marino, spiega come è arrivata a credere nella veridicità delle tesi portate avanti da Piero Mozzi per una alimentazione differenziata secondo il gruppo sanguigno precisa ” ….devo dire di aver compreso subito che quel mio insieme di idee, se volete di intuizioni, ma soprattutto di quei miei studi individuali sul nesso tra cibo e salute, fosse appunto più “ salutare” tenermeli per me. Dove lavoravo non avrebbero trovato terreno fertile per usare un eufemismo. Ma ovviamente continuai a studiare , incrociare dati clinici e risultati degli esami, i consumi abituali di certi alimenti e l’evidenza dei loro effetti sulle condizioni di salute dei miei pazienti a seconda del loro diverso gruppo sanguigno…..
Il video di una sua intervista su Telecolor.
Ultimo video della dott.ssa Di Fazio: seno e tumore utero/ovario, diagnosi e terapia integrata
Conclusioni
Se volessimo tracciare un filo conduttore tra tutte queste “biografie” di persone , a volte visionarie ma quasi sempre con robusti studi alle spalle , che hanno speso e spendono ancora tutta la loro vita intorno ad una idea di Medicina alternativa e diversa, spesso osteggiata e ridicolizzata, dovremmo riconoscere che quasi tutti questi personaggi , formati dalla Medicina Ufficiale, ad un certo punto, senza necessariamente rinnegare le cure tradizionali , cercano nella Natura un alleato e in qualche modo cercano di colmare la presunzione dell’Uomo di essere ad essa superiore:
Questi personaggi sono in un certo senso dei “pionieri”, senza dubbio persone coraggiose, che a volte devono fare di necessità virtù ma che non rinunciano alla loro vocazione.
A cura di Nino Longhitano e Rita Cavalca
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