A cosa servono articoli e ricette
Un recente articolo dell’Huffington post ci spiega attraverso le parole di Donna Pincus , professoressa associata di psicologia e neuroscienza alla Boston University, che esiste una connessione tra espressione creativa e benessere generale…
Nell’articolo si legge anche che pittura, musica o fare dolci diminuisce lo stress. In pratica queste attività sono uno sfogo , oltre che un modo di esprimersi. Per Julie Ohana, operatrice socio-sanitaria e terapista di arte culinaria, poi “….In molte culture, in molti paesi, il cibo è un’autentica espressione d’amore, ed è bellissimo perché si tratta di qualcosa in cui tutti noi ci immedesimiamo. Se rimpiazza del tutto la comunicazione potrebbe diventare una pratica poco sana, ma se invece accompagna la comunicazione è un’attività senza alcun dubbio positiva e un gesto meraviglioso.” Insomma, cucinare dolci per sé stessi e per gli altri è una forma di consapevolezza. Prendo a prestito queste parole per parlare del fenomeno che ormai è presente e in qualche modo permea i gruppi cosiddetti “mozziani” , lo dico per inciso, di cui Mozzi è forse , anzi sicuramente a conoscenza , ma di cui saggiamente ha sempre cercato di tenersi alla larga, non certo per un senso di superiorità ma forse proprio per tenere una distanza di salvaguardia tra se stesso e tutto quello che gira intorno alla sua figura, anche , credo, per evitare che l’ammirazione e la riconoscenza diventino una morsa e una catena alla quale lui, noto come “uomo libero” di certo non vuole essere legato.
Come noto i gruppi sono nati per essere di aiuto a chi si accinge a misurarsi con la teoria mozziana e magari si sente un po’ spaesato, qui non vogliamo però fare dell’antropologia culturale sui gruppi, ma invece vorremmo raccontare il perché le persone che si approcciano alla dieta Mozzi sentono l’esigenza di mostrare, di parlare, di fotografare, e infine di scrivere libri di ricette. I primi libri messi in circolazione sono stati quelli di Esther Mozzi, tuttora gli unici in qualche modo “autorizzati “ dallo stesso Mozzi, ed evidentemente sono stati pubblicati per dare modo alle persone di potersi cimentare in cucina senza sbagliare e facendo tesoro degli accorgimenti che vengono raccomandati, libri che sono poi stati anche affiancati da filmati presenti sulla rete , in cui si vede Ester Mozzi direttamente ai fornelli. (Per vedere il video del pane di grano saraceno). Le ricette sono semplici ma basilari per il “mangiar mozziano” cibi semplici e buoni, cucinati con cura e con le giuste proporzioni, che coprono l’intero arco della giornata dalla colazione alla cena passando per qualche momento diciamo speciale, dove si usa fare un dolce, che sia per festeggiare qualcuno, per essere riconoscenti, insomma per fare quello che ci hanno detto più sopra gli esperti: distribuire amore.
Anche in questo Esther Mozzi interpreta in assoluta coerenza il dettato paterno, ha introdotto qualche dolce, quelli della tradizione, la crostata, il castagnaccio, il pansoffice per fino la pastiera e poi muffins, le crepes, e i brutti buoni, un”carrello dei dolci” che sta alla capacità di ognuno saper gestire cum grano salis, ovvero con la necessaria autoregolamentazione, ognuno conosce i propri limiti personali di possibile utilizzo e ognuno dovrà assumersi la responsabilità di sapersi orientare. Nei gruppi ci sono molte persone che si sono cimentate così bene ai fornelli che hanno avuto voglia di “esternare” la loro capacità, e perché no, di pubblicare queste loro creazioni. Qualcuno storta il naso, perché sembra ritenere questi libri come un incitamento all’abuso, più che all’uso di certi alimenti ; ovviamente la mente corre subito ai dolci , perché alcune ricette piuttosto elaborate o che “mimano” dolci tradizionali, come Panettone e Colomba , ma non solo, sembrano essere come le mele di Biancaneve, delle tentazioni che nascondono veleno, per intendere quegli zuccheri e certi altri elementi di cui possiamo e a volte dobbiamo fare a meno per stare bene.
Torniamo all’articolo dell’Huffington Post, dove si dice che “….preparare dolci è una forma produttiva di espressione di sé e comunicazione….”, chi segue la dieta Mozzi spesso ha una famiglia e spesso questa famiglia non ha raggiunto pienamente la consapevolezza del cambiamento , o meglio della sua necessità per stare in salute, le giovani mamme o papà (sono sempre di più, fateci caso) con bambini che si sono “convertiti” al mozzianesimo , passatemi il termine, per amore desiderano allargare l’esperienza ai propri figli perché prevenire è meglio che curare, e cosa c’è di meglio che cucinare seguendo delle regole ma cambiando gli ingredienti? In fondo di questo si tratta, questo blog ha deciso di aprire una sezione alle ricette di cucina e le presenta con questa prefazione :” Una delle maggiori critiche mosse alla dieta del gruppo sanguigno è che sia troppo riduttiva e costosa. Niente di più sbagliato: è sufficiente fare una ricerca appena sotto la superficie per accorgersi di quanti alimenti adatti ai diversi gruppi sanguigni siano disponibili e alla portata di tutte le tasche. In questa pagina sono raccolte diverse ricette ideate da persone che seguono questa dieta quotidianamente, tutte molto semplici e realizzate con ingredienti facilmente reperibili. Sono dunque l’ideale per accostarsi a questo tipo di alimentazione nella vita di tutti i giorni…..”
A cosa servono quindi articoli, ricette e libri? A diffondere un’idea, a diffondere l’idea che si può mangiare in modo sano e anche gustoso facendoci del bene al posto di farci del male, pensiamo solo ai legumi e al loro utilizzo, pensiamo a quanti hanno “scoperto” i legumi , un alimento spesso snobbato e relegato al consumo d’emergenza dentro alla dispensa , scatolette di fagioli o piselli acquistati più in occasione di ipoteticio quanto improbabili momenti di bisogno, piuttosto che utilizzati consapevolmente come integrazione nobile a pasti completi e salutari. In questi ultimi giorni è stato addirittura presentato un libro di cucina mozziana solo ed esclusivamente sui legumi, per intendere quanto essi possano ispirarci, ed un altro sulla panificazione, che rappresenta la frontiera tra il passato e il futuro della cucina che fa bene, mangiare il pane fatto con farine alternative e qualche particolare accorgimento che ci consenta di volerci bene senza farci del male……..
L’articolo dell’Huffington ci precisa che “…..cucinare per gli altri ha anche un valore simbolico perché il cibo ha un significato sia fisico che emotivo”, e Susan Whitbourne, professoressa di psicologia e neuroscienze della University of Massachusetts afferma “…..i maggiori benefici si manifesteranno quando non sforni dolci per cercare attenzione o superare gli altri, ma quando vuoi semplicemente condividere la pietanza con persone che credi l’apprezzeranno. Sempre che tu sia bravo!….” Mi viene in mente il recente Convegno di Collegno nel quale Mozzi si è speso per una intera e lunga giornata, dove è stata creata una piccola sezione con un premio culinario, giudicato proprio da Piero ed Ester Mozzi, tutti i partecipanti hanno portato ciò che scaturiva dalla loro passione , e certo ognuno in cuor suo avrà sperato di vincere , ma credo che al di là del momento di gloria sperata , sia stato anche il modo più diretto e sincero per dire a Mozzi il loro “grazie” a nome di tutti.
A cura di Rita Cavalca.
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