SCLERODERMIA

Come combattere questa pericolosa patologia autoimmune con l’alimentazione del dottor Mozzi

La sclerodermia è chiamata anche sclerosi sistemica progressiva. Il suo nome, che deriva dal greco antico, significa “pelle dura”. Si tratta di una patologia autoimmune, che porta a un ispessimento (fibrosi) della pelle degli arti, intorno alla bocca e, nei casi più gravi, dei capillari e degli organi interni. In quest’ultimo caso, le conseguenze della malattia potrebbero essere gravissime, portando anche alla morte del paziente.

Secondo la Lega Italiana Sclerosi Sistemica, nel nostro Paese questa patologia colpisce oltre 25000 persone. Circa il 90% dei casi sono donne, principalmente tra i 30 e i 50 anni.

La causa della sclerodermia è tuttora sconosciuta. Una delle ipotesi è che si tratti di una predisposizione genetica del paziente, anche se non è considerata una malattia ereditaria. Infatti, solitamente non è una malattia frequente nelle famiglie di chi ne è soggetto, anche se alcuni familiari potrebbero soffrire di altre patologie autoimmuni. Per molto tempo è stata ritenuta una malattia infettiva, ma le ricerche attuali ritengono improbabile che la causa possa essere un’infezione.

Tra i sintomi più comuni della sclerodermia, ricordiamo: fenomeno di Raynaud, indurimento della pelle, dolori articolari, contratture delle dita, difficoltà a deglutire e pirosi (forte bruciore nella zona dell’esofago).

Non esiste ad oggi una terapia per curare la sclerodermia. I farmaci attualmente utilizzati hanno lo scopo di prevenire o per il trattamento delle complicazioni della malattia sugli organi interni. Attualmente, l’obiettivo principale nel trattamento della patologia è rallentarne la progressione e far sì che il paziente recuperi il più possibile le funzioni degli organi che ne siano stati colpiti.

Gli approcci terapeutici variano ogni volta a livello individuale, a seconda delle caratteristiche individuali del paziente e dell’estensione della malattia. L’uso di una terapia farmacologica mirata, di riabilitazione e fisioterapia ha consentito un netto miglioramento nella prognosi della malattia nel corso degli anni. Tuttavia, la sclerosi sistemica continua ad avere un enorme impatto sulla durata e sulla qualità della vita. Secondo i medici, la tattica migliore sta in una diagnosi precoce e in un trattamento tempestivo della patologia.

Trattandosi di una malattia autoimmune, il dottor Mozzi raccomanda di non fare alcuno sgarro nell’alimentazione, perché ogni sostanza non adatta al sistema immunitario può portare a conseguenze molto gravi.

Ad esempio, il gruppo A dovrebbe eliminare tutti i cereali, non solo quelli contenenti glutine.

Per contrastare la sclerodermia, il dottore raccomanda un’alimentazione di tipo “norvegese”: consumare quindi molto pesce, legumi, carni, ortaggi e semi oleosi indicati per il proprio gruppo.

Se capita di mangiare qualcosa non adatto al nostro sistema immunitario, è assolutamente meglio consumarlo a pranzo anziché a cena, in modo da evitare accumuli di tossine nel corpo durante la notte.

Attenzione anche quando si va a mangiare fuori: gli alimenti dei ristoranti, anche a seconda di come sono confezionati, possono contenere sostanze sconsigliate e potenzialmente dannose.

Inoltre, tra gli alimenti che in teoria sono compatibili con il nostro gruppo, ce ne può essere qualcuno che scatena reazioni insolite. Il dottor Mozzi afferma che anche il semplice eccesso d’acqua potrebbe avere effetti nocivi. Per questo è molto importante tenere un diario alimentare, dove annotare non solo gli alimenti consumati, ma anche indicare con precisione quando si presentano i sintomi in modo da identificare efficacemente la fonte del problema.

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