Due parole sulla chimica nascosta nelle coltivazioni del grano
Alcuni giorni fa si discuteva del fatto che gli “addetti ai lavori” non siano quasi mai attenti alla pericolosità delle sostanze chimiche che utilizzano nell’esercizio della loro attività, tra l’altro questa incauta attenzione renderà loro per primi vittime designate, parlando quindi di “veleni” mi è venuta in mente la storia del glifosato, un erbicida, che viene impiegato da una ventina d’anni nella preparazione del letto di semina del grano e di recente ne è stato ammesso l’uso come disseccante totale nel trattamento pre raccolta dei cereali..
Dal 2001 è decaduto il suo brevetto di produzione, ad opera della Monsanto Company che effettivamente è una specie di Spectre, ha le mani ovunque , comunque dicevamo, dal 2001 il glifosato è liberamente prodotto, un pò come i farmaci quando diventano generici….
Il glifosato è un “fitotossico “ ovvero viene assorbito dal fogliame , l’assorbimento del prodotto avviene in 5-6 ore, e il disseccamento della vegetazione è visibile in genere dopo 10-12 giorni, una delle sue caratteristiche è quella di essere un forte chelante, funzione che abbiamo già avuto modo di conoscere parlando dei fitati, ovvero “abbraccia mortalmente” i micronutrienti critici, rendendoli indisponibili per la pianta, ne deriva che la pianta muore di fame…..
Come abbiamo visto, il glifosato all’inizio, era solo utilizzato come diserbante presemina , ad un certo punto si è scoperto che, se sparso nel campo dove è imminente la mietitura, provoca l’indurimento della granella, soprattutto nelle annate piovose o se coltivato in zone con clima freddo, rendendo più facile il raccolto, soprattutto su ampi spazi , la scoperta è stata fatta ovviamente nelle grandi coltivazioni degli Stati Uniti ma la voce si è sparsa in fretta e quindi , varcati i confini statunitensi , in poco tempo, è diventata una tecnica ubiquitaria, non ci deve stupire quindi se negli ultimi anni i residui di glifosato nel grano e in altre colture siano aumentati notevolmente grazie a questa pratica, il rovescio della medaglia è che mangiando questi prodotti, l’uomo si avvelena lentamente ……anche perchè le erbacce per sopravvivere diventano mam mano resistenti alla sostanza che quindi per fare il suo effetto deve essere potenziata progressivamente, insomma un braccio di ferro davvero “insano”, è il caso di dirlo, tra uomo e natura, l’unica notizia buona è che l’uso del diserbante glifosate è vietato nel disciplinare di coltivazione del metodo biologico……. e meno male!!
Comunque , il motivo per cui vi sto dando queste notizie inquietanti è che nel 2013, uno studio pubblicato su Interdisciplinary Toxicology ha evidenziato una relazione diretta tra l’aumento della presenza di glifosato nel grano e l’aumento della celiachia, con un andamento quasi identico.
Come si sa, la celiachia e più in generale l’ipersensibilità al glutine è un problema crescente in tutto il mondo, soprattutto in Nord America e in Europa, dove le ultime statistiche parlano di un 5% della popolazione interessata. I sintomi di chi non tollera il glutine possono includere nausea, diarrea, eruzioni cutanee, anemia ma anche problemi all’umore e un maggior rischio di contrarre malattie alla tiroide, insufficienza renale e tumori.
Un ulteriore studio, portato avanti da due scienziati americani, sostiene che un maggior uso del glifosato, conosciuto con il nome commerciale di Roundup, (la Monsanto, una volta scaduto il brevetto si è affrettata a produrre il glifosato di nuova generazione potenziato, potrebbe essere la causa della crescita dei casi di celiachia, intolleranza al glutine ma anche della sindorme dell’intestino irritabile.
Nel loro rapporto, i due studiosi, Anthony Samsel e Stephanie Seneff, puntano il dito contro il glifosato, affermando che: “…..i pesci esposti al glifosato sviluppano problemi digestivi simili alla celiachia. Il morbo celiaco è associato a squilibri nei batteri intestinali che possono essere spiegati considerando gli effetti noti del glifosato sui batteri intestinali”.
Inoltre …… “Il glifosato è noto per inibire gli enzimi del citocromo P450, famiglia enizmatica implicata nella detossificazione delle tossine ambientali, nell’attivazione della vitamina D3, nel catabolismo della vitamina A, nel mantenimento della produzione della bile e nella fornitura di solfato all’intestino. Anche carenze di ferro, cobalto, molibdeno, rame ed altri metalli rari associate alla celiachia possono essere attribuiti a forte capacità del glifosato di chelare questi elementi”.
Il rapporto si avvale di una corposa parte bibliografica che fa riferimento alle ricerche scientifiche prese in esame e si conclude con un appello ai governi di riconsiderare le politiche relative alla sicurezza dei residui di glifosato negli alimenti.
In Europa sembra che ad oggi sia stata solo l’Olanda a vietare la vendita di erbicidi a base di glifosato ai privati, a partire dal 2015……..
Rita Cavalca
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