ANGURIA
L’anguria è sia un frutto, in quanto nasce da un seme, sia una verdura, in quanto appartenente alla famiglia delle cucurbitaceae (come cetrioli e zucchine).
La parola anguria viene fatta risalire da alcuni ad origine semitiche, ma è sicuro il suo legame con la parola bizantina aggourion e la greca aggos, cioè vaso, la quale però forse per gli antichi elleni stava ad indicare più il cetriolo.
Sinonimo nella nostra lingua è cocomero, il quale richiama la famiglia di appartenenza: le Cucurbitacee; il nome scientifico invece è Citrullus Lanatus, ma viene chiamata in moltissime altre maniere fra qui melone d’acqua (watermelon) e addirittura in Calabria zì pàrrucu, come ricorda il ritornello: “è tondo e non è il mondo, è rosso e non è il fuoco, è acqua e non è fontana, chi è? Lo zi parrucu!”.
È una pianta originaria dell’africa tropicale, dove venne scoperta dall’esploratore David Livingstone e dove ancora cresce spontanea; per alcune popolazioni di quelle terre, come i Tswana, è una pianta sacra i cui succhi ricavati dalle foglie vengono sparsi su alluci e ombelico, poi spalmati su familiari, per propiziarsi i raccolti.
In Egitto è possibile ammirare geroglifici, databili 5000 anni fa, in cui viene rappresentata l’anguria. Per il popolo di quelle terre la pianta si sarebbe originata dal seme del dio Seth e per questo faceva parte dei corredi funebri dei faraoni. Nel X sec era coltivata anche in Cina. Giunse in Europa intorno al XIII sec con le invasioni dei mori.
La pianta ha fusto erbaceo rampicante, si sviluppa in larghezza sul terreno fino anche a raggiungere i 10 metri; le foglie sono lobate e ricoperte da una peluria presente anche sui rami. I fiori sono gialli a corolla. Il frutto, una falsa bacca, è ricoperto da una buccia dura dal colore verde e dalla forma tondeggiante. La polpa appare rossa, ricca di semi neri, e nella parte più vicina alla buccia assume un colore quasi bianco. È una pianta monoica, cioè presenta fiori maschili e femminili sullo stesso esemplare.
La produttività di questa pianta è incredibile: il peso del frutto può raggiungere i 20 kg e la produzione superare i 10 kg per mq; da ogni pianta possono inoltre nascere fino a 100 frutti. Si semina quando le temperature minime non scendono sotto i 15° C e il momento della raccolta è fra luglio e agosto, anche per questo l’anguria è un po’ il frutto simbolo dell’estate.
Nel mondo l’anguria viene coltivata soprattutto in Russia, Turchia, Brasile e USA. In Italia si concentra in Puglia, Lazio e nella Pianura Padana.
È composta per il 90% di acqua (è il più acquoso dei frutti) e contiene solo 15-25 calorie per 100 gr; contiene pochissimi grassi ma è ricco di zuccheri; in percentuali non troppo elevate apporta anche sali minerali, fibre e vitamina A e C, PP, B2 e B1; contiene inoltre citrullina, un vasodilatatore che però si concentra nella parte bianca dell’anguria, quella che si tende a scartare a causa del suo sapore più aspro e della sua più difficile digestione. Contiene più licopeni del pomodoro. Tutte queste caratteristiche si mantengono meglio se l’anguria viene conservata e consumata a temperatura ambiente.
I salicilati naturali presenti in questo frutto sono usati dall’industria farmaceutica per produrre medicine, fra cui l’aspirina.
In Cina sono soliti consumare anche la buccia dopo averla stufata o saltata in padella; in America invece si fa macerare in salamoia.
Anche i semi vengono consumati sia tostati sia sotto forma di farina.
Si distinguono per la forma: la tonda e la allungata; per le dimensioni: la grande o la piccola; per il colore della buccia: striato o verde scuro; per la presenza o meno di semi: normali o apirene; per la polpa: rossa o gialla.
La varietà di anguria gialla, detta Cocomero ananas o Yellow Crismon, ha un sapore più dolce e esotico. La popolazione dei Tohono O’Odham, in Arizona, ne coltiva una varietà esclusiva detta Cocomero di Gepi, iscritta al catalogo Slow Food.
Nel 2009 i produttori di anguria reggiana hanno costituito un’associazione finalizzata al riconoscimento dell’esclusività del loro prodotto. Nel 2013, a Las Vegas, durante la convention annuale dell’associazione internazionale di agricoltori Great Pumpkin Commonwelth, a Gabriele Bartoli, produttore di anguria reggiana, è stato riconosciuto il merito di aver coltivato l’anguria più pesante del mondo: 148 kg.
Altre varietà tipiche italiane sono il cocomero di Pistoia e di Faenza; la Romagnola; il gigante Fontarronco.
Il Signor Feroldi nel 1997 presentò al grande pubblico la sua anguria quadrata, idea poi ampiamente sfruttata dai Giapponesi.
Sagra dell’anguria a Botrugno (LE)
Sagra del cocomero e del melone a San Matteo della Decima (BO)
Sagra dell’anguria, festa dell’Assunta a Bure (VE)
Sagra dell’anguria a Giuggianello (LE)
Festa dell’anguria a Villa Lagarina (TN)
Sagra dell’anguria Arborea a Oristano
Sagra del cocomero Campoverde a Aprilia (LT)
È consigliato il consumo della frutta da sola o con pasti a base di carne, pesce e uova. Si sconsiglia la combinazione con gli amidi dei cereali e con legumi (es. fette biscottate e marmellata, dolci con farina di riso e frutta…): può causare fermentazione.
Neutra per tutti i gruppi
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