FICO D’INDIA

Il fico d’India (o ficodindia) (Opuntia ficus-indica) è una pianta grassa della famiglia delle Cactaceae, conosciute comunemente come cactus.
Questa pianta è originaria del Messico sin dai tempi antichi: gli Aztechi, che la chiamavano “Nopalli”, la consideravano il loro simbolo. Un’antica leggenda narra che il popolo Azteco vagò a lungo nel Centroamerica, in cerca di un posto dove fondare la loro patria, finché un giorno il dio del Sole apparve al sommo sacerdote della tribù e gli disse di cercare un’aquila posata su un cactus con un serpente tra gli artigli. Dovunque l’avessero trovata, quello sarebbe stato il luogo prescelto. Alla fine, gli Aztechi trovarono l’aquila su un isolotto al centro di un grande lago. In quel punto esatto costruirono la propria capitale, Tenochtitlàn, il cui nome significa “il luogo dove abbondano i frutti del cactus che sorge sulla grande pietra”. L’odierna Città del Messico fu costruita sulle rovine di questa antica città e l’aquila sul cactus è presente ancora oggi sulla bandiera messicana.
Il frutto fu importato in Europa dai conquistadores nel XVI secolo. Gli europei lo chiamarono “fico d’India” perché proveniva dalle misteriose terre di Colombo, che allora si credeva fossero le Indie. I Borbone contribuirono alla sua introduzione nell’Italia meridionale, da cui si estese successivamente nel bacino del Mediterraneo, in particolare in Sicilia e a Malta. La sua diffusione in quest’area fu favorita anche dai marinai, che usavano i frutti come rimedio per lo scorbuto.

Il fico d’India è una pianta grassa (o pianta succulenta) arborescente, che può raggiungere un’altezza di 3-5 metri. Il fusto è composto da cladodi (rami spessi che assumono la forma e le funzioni delle foglie), comunemente chiamati pale, lunghi 30 o 40 centimetri, larghi fino a 25 e spessi circa 2 centimetri. La pianta presenta due tipi di spine: quelle comunemente chiamate con questo nome sono lunghe da 1 a 2 centimetri; i glochidi sono invece spine lunghe pochi millimetri, di colore brunastro, che si staccano facilmente dalla pianta ma si impiantano sulla pelle saldamente perché dotate di uncini. I fiori sono di color giallo-arancio, con numerosi stami; spuntano principalmente sui cladodi in cima alla pianta.
Il frutto è una bacca carnosa che contiene circa 300 semi e il suo peso può variare da 150 a 400 grammi. A seconda del colore, se ne distinguono tre varietà:

• Sulfarina, di colore giallo-arancione
• Sanguigna, di colore rosso porpora
• Muscaredda, di colore bianco

Oltre che in Messico nel bacino del Mediterraneo, il fico d’India è diffuso in tutte le zone temperate di America, Asia, Africa e Oceania. Possiede un’elevata resistenza alla siccità e richiede temperature superiori ai 6 gradi centigradi per raggiungere uno sviluppo ottimale. La propagazione può avvenire piantando i semi o tramite talea, ovvero tagliando longitudinalmente in due parti le “pale” della pianta che abbiano almeno uno o due anni, facendole essiccare un paio di giorni e immettendole nel terreno, dove sviluppano nuove radici.
Per aumentare la produzione di frutta, i coltivatori utilizzano la tecnica della “scozzolatura”, vale a dire il taglio dei fiori della prima fioritura (da eseguire in maggio-giugno), che permette una seconda fioritura più abbondante i cui frutti maturano in autunno. Sulla base di questa tecnica si possono distinguere due tipi di fichi d’India: i frutti che maturano già in agosto, i cosiddetti agostani, a crescita più spontanea e di dimensioni ridotte, e i tardivi o bastardoni, di dimensioni maggiori, che necessitano di irrigazione e arrivano sul mercato in autunno.
L’Italia produce circa 800.000 quintali di fichi d’India ogni anno. Il 90% delle coltivazioni si trova in Sicilia, principalmente nelle province di Catania, Caltanissetta e Agrigento. Il restante 10% si trova in Basilicata, Calabria, Puglia e Sardegna. Molto rinomati sono il Ficodindia dell’Etna e il Ficodindia di San Cono, entrambi prodotti DOP.

I fichi d’India sono composti principalmente di acqua, fibre e carboidrati; contengono inoltre potassio, magnesio, calcio e vitamine A, B e C. Possiedono proprietà dissetanti, energetiche e depurative. Inoltre, recenti studi hanno confermato la loro efficacia come antiossidanti.

Neutri per i gruppi 0 e A, sconsigliati per i gruppi B e AB.
Il dottor Mozzi consiglia di consumare frutta di stagione, preferibilmente da agricoltura biologica e priva di OGM.

1 commento
  1. Claudia
    Claudia dice:

    Salve. Una domanda. Dopo pranzo o.mangiato dei fichi di India. Dopo un po o avuto dolore alla pancia e mal di stomaco. O vomitato tutto. Sono gruppo ab. Avrà fatto acidità?

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *