Cavolfiore

Il cavolfiore è il fiore della pianta Brassica oleracea, varietà botrytis, appartenente alla famiglia della Crucifere; un tipo di cavolo tipicamente invernale. Il nome deriva dal latino caulis+floris, cioè cavolo+fiore.

Le sue origini sono da ricercarsi nel bacino del Mediterraneo; i Romani lo consumavano soprattutto crudo per rallentare l’assorbimentocavolfiore dipinto da Bartolomeo Bimbi dell’alcool e i Greci lo consideravano addirittura sacro.
Gli Arabi coltivarono il cavolfiore in Spagna introducendolo dalla Siria intorno al XII sec.

Per i marinai era un cibo tipico dei lunghi viaggi che iniziavano ad essere compiuti, soprattutto verso l’America, utilissimo per combattere lo scorbuto.
Francesi e Inglesi già lo commercializzavano nel ‘600 e questi ultimi lo importarono in India nell’800.
In Italia si diffuse prima in Toscana, dove si trovano quadri dell’inizio del ‘700 raffiguranti uno di questi ortaggi portato in dono a Cosimo III de Medici, e a Venezia, dove giunse con i mercanti provenienti da Cipro.

Ad oggi si consuma e produce principalmente in Italia, Francia, Cina e India.

È una pianta biennale; dal fusto eretto crescono grosse foglie costolute i cui colori variano dal verde al violetto al giallo; la parte terminale della pianta si sviluppa a formare un’inflorescenza dalle dimensioni considerevoli che si ramifica con piccoli peduncoli intorno ad un torsolo e che può essere bianca ma anche violetta o verde: si tratta della parte commestibile la quale viene chiamata in moltissime maniere: fiore, palla, testa ecc…
Il fusto può essere alto anche 20 cm e il frutto può pesare anche 5 kg.
Si distinguono fra tutte due varietà: il bianco e il verde.

Le varietà precoci si seminano in serra intorno a marzo e si raccolgono tra luglio e agosto, quelle tardive invece all’aperto tra aprile e maggio e la raccolta è a ottobre.

Per far sì che il cavolfiore resti bianco si legano le foglie esterne sul fiore impedendo al sole di avviare la fotosintesi.

In Italia si coltivano:
il cavolfiore gigante di Napoli, con inflorescenza bianca
il cavolfiore tardivo di Fano
il Romanesco, formato da piccoli coni che si sviluppano a spirale, verde
il Violetto di Catania, varietà tardiva
il primaticcio toscano, con fiore bianco e foglie verdi
il precoce di Jesi, verde con conformazione a lumachella
il cavolfiore di Macerata, con fiore di colore verde chiaro
il cavolfiore pisano con foglie grandi e verdi e inflorescenza bianca.

Si può conservare surgelato, sott’olio o sotto aceto ma la maniera di consumo più diffusa nel nostro territorio è previa bollitura; è possibile mangiarlo anche crudo senza incorrere in controindicazioni particolari.
L’odore poco piacevole che il cavolfiore sprigiona in fase di cottura è da attribuire alle elevate quantità di zolfo in esso contenute.

Il cavolfiore è ricco di acqua e fibre; contiene elevate quantità di potassio, vitamina C, acido malico.

Eventi dedicati al cavolfiore:

Sagra della frittella di cavolfiore a Tuscania (VT)

A ogni piatto è consigliato abbinare sempre uno o più ortaggi, perché ricchi di vitamine e sali minerali indispensabili per il sistema immunitario. Assicurarsi che siano freschi e di stagione, meglio se coltivati in modo biologico.

Benefico per i gruppi B e AB, neutro per il gruppo A, sconsigliato per il  gruppo 0

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